qui juve

qui juve

mamma che juve






«La partita con la Bulgaria mi ha regalato emozioni provate soltanto al Mondiale 2006.
Sono pronto alla nuova sfida, voglio conquistare lo scudetto»



TORINO. Gli azzurri della Juventus alla fine l’hanno portato sotto la curva a prendersi gli applausi dei nuovi tifosi: e lui, contento come non mai, a salutare con emozione nonostan­te non sia più un pivellino. Perché all’improv­viso è tornato a vivere sensazioni che nel Lione non provava più. Ha addirittura temuto che il trasferimento saltasse e ha dovuto aspettare l’ultimo giorno di mercato per scacciare gli incubi e tor­nare a sorridere. Contro la Bulgaria il terzino ha dimostrato il suo grande va­lore. Se c’erano dei dubbi li ha dissol­ti. Anzi: disintegrati. Ha disputato una partita perfetta e segnato un gol fantastico. Il primo, quello che ha spia­nato la strada al successo azzurro che significa qualificazione quasi certa. Meglio di così non poteva fare. E in questo modo ha sistemato anche gli scettici, coloro che pensavano fosse av­viato verso il viale del tramonto. In­somma: la sua prestazione ha valoriz­zato, e di molto, l’acquisto portato a buon fi­ne dal direttore sportivo juventino Alessio Secco. Ciro Ferrara può stare tranquillo. Con il suo arrivo la rosa è diventata comple­ta e forte in tutti i reparti. Ieri - dopo che il terzino s’era sottoposto le rituali visite me­diche al Centro di Medicina delo Sport ­ l’allenatore l’ha presentato alla squadra. E lui alla fine ha detto: «Giocare in una squadra come la Juventus è un sogno che hanno tutti i bambini e io sono con­tento di averlo realizzato. Ho potuto fi­nalmente lavorare con i miei nuovi compagni e tutti insieme siamo già concentrati alla gara contro la La­zio ». La verità è che Fabio Grosso, 31 anni, sembra un ragazzino: «E’ tutto meraviglioso, non mi sembra vero: la partita contro la Bul­garia mi ha procurato sensazioni che avevo provato solo ai tempi del mondiale. Ringrazio Lippi, i compagni, i tifosi e tutti quelli che hanno creduto in me». Parla con gli occhi pie­ni di gioia al termine della sfida di mercoledì sera. Sentiamolo.

Complimenti, ma il difficile arriva adesso.
«Lo so e non mi spavento. Ci mancherebbe, al­la mia età non nascondo le ambizioni».
Che portano lontano...
«Sino allo scudetto, perché no? Sono arrivato in una squadra fortissima che può provare a vincere tutto».

Del resto siete l’Italjuve, no?
«Buona parte dell’Italia, più Amauri, Diego e altri campioni. Mamma mia che squadrone. Questo non significa che vinceremo, ma più semplicemente che siamo attrezzati per far­lo. Adesso tocca a noi».

Il pubblico juventino le ha riservato un’ac­coglienza straordinaria.

«Lo speravo, però non me l’aspettavo. I miei nuovi tifosi mi hanno subito fatto sentire uno di loro: è stato bello giocare davanti a quelli che diventeranno i tuoi interlocutori principa­li ».

E alla fine è andato sotto la curva.
«Anche questa è una sensazione unica, ci sia­mo andati tutti assieme per festeggiare il suc­cesso contro la Bulgaria e la qualificazione quasi certa. Perché a questo punto, statene certi, andremo in Sud Africa a difendere il no­stro titolo mondiale. E poi ci sarà da divertir­si ».

Che cosa si sente di promettere?
«Il massimo impegno sempre e comunque. mi metto a disposizione dell’allenatore e della squadra con la consapevolezza di poter fare bene».

Si parla di Amauri in Nazionale. Tra poco potrebbe arrivare il passaporto tanto atte­so.

«Uno come lui non si discute, può farci com­piere un ulteriore salto di qualità. Intanto me lo godo nella Juventus, una squadra che vo­levo a tutti i costi e che può togliersi molte soddisfazioni».

L’esperienza francese?
«Buona, non rinnego il passato. Appena pos­so corro a Lione per fare il trasloco e, soprat­tutto, a salutare i miei vecchi compagni».

Scudetto o Champions, che cosa preferireb­be conquistare?

«Come si fa a scegliere?. Bisogna cercare di andare il più avanti possibile in tutte le ma­nifestazioni, anche la Coppa Italia. Solo in questo modo si hanno possibilità di portare a casa qualcosa».